La Befana, di Grazia Deledda [da Sassari]

Questo brano sulla Befana l’ho tratto da un vecchio volume: “Il libro della terza classe elementare”, Libreria dello Stato, Roma A. X.

Il capitolo riguardante le letture era stato compilato da Grazia Deledda e illustrato da Pio Pullini.

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Piena e tornita come una gamba viva era la calza che Valeria, la vispa sorellina di Sergio, aveva la sera del cinque gennaio appesa al camino. Un po’ sventata com’era, la fanciulla tentò di vuotare subito la calza sulla tavola della cucina, ma gli involtini, che la Befana vi aveva ficcato dentro con cura, non vollero venir fuori. Allora Valeria li trasse piano piano, uno alla volta; ed a misura che li svolgeva e scopriva le cose misteriose che contenevano, dava in esclamazioni di gioia.

Ecco il sacchetto di tela che sembra seta, gonfio di cioccolatini e di caramelle; ma forse più gradita ancora è la scatoletta dove grossi datteri, che sembrano di miele, sono disposti fra due fogli di carta ricamata; segue un pacchetto ben legato, con dentro un paio di calze fini con relative giarrettiere, che però Valeria ancora non sa adoperare; e poi un’altra scatoletta con tutto il necessario per il cucito, e un altro involto con una palla colorata.

La Befana quell’anno era una brava vecchia molto pratica, che conosceva i bisogni dei ragazzini, perché, oltre alle calze, aveva messo, fra i suoi doni, anche un paio di guanti di lana, che a Valeria facevano proprio comodo, perché quelli che la mamma le aveva comprato un mese prima, erano già tutti bucati. Invece questi erano belli, di lana morbida come quelli che la Befana aveva lasciati alla casa del Fascio per i bambini poveri del rione. Ma era anche severa, la vecchia signora Befana, e puniva la fanciulla di qualche sua mancanza col farle trovare in fondo alla calza una patata e un pezzo di carbone.

Un po’ mortificata, Valeria gettò via il carbone e mise la patata nel cestino della verdura; ma poi si confortò nel trovare, fra alcuni cioccolatini che rappresentavano marenghi d’oro, anche una vera moneta di cinque lire d’argento. Quante belle cose pensò di acquistare con quella moneta! […]

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da Pintadera – Primo Circolo di Sassari

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