8 ottobre 2023

Titolo:  Mostra dedicata a Valentin Timofte e verrà presentato il libro “L’ITALIA E LA GUERRA FREDDA Esuli dall’Est, una storia di fughe e accoglienza nel Campo profughi di Latina”, di Emanuela Gasbarroni.

Data/e:  08 ottobre 2023

Breve descrizione:  Il 08 ottobre 2023 , dalle ore 17.00, nello spazio Eventi del MUG MUseo Giannini, Latina Via Oberdan 13/A, ci sarà la mostra dedicata a Valentin Timofte e verrà presentato il libro “L’ITALIA E LA GUERRA FREDDA Esuli dall’Est, una storia di fughe e accoglienza nel Campo profughi di Latina”, di Emanuela Gasbarroni. http://www.lascatoladelleesperienze.it/mug/2023/10/08/8-ottobre-2023/

LOCANDINA

“Latina città senza mura” è il titolo del mio dossier di MARIA CORSETTI          https://fattoalatina.it/2023/10/10/latina-citta-senza-mura-e-il-titolo-del-mio-dossier/

Valentin Timofte – artista

Nelle opere di Valentin Timofte si intrecciano diversi ispiratori che riflettono l‘influenza di culture orientali ed occidentali insieme, filtrate attraverso la matrice surreale.
L‘Artista mostra in tale campo una personale disinvoltura; una distinta carica inventiva ed una raffinata capacità riproduttiva-cromatica di stati onirici, mediante le quali si libera il suo primo solitario, fortemente stimolato da condizionamenti esistenziali.
Egli ha raggiunto una maturazione pittorica, anche in considerazione della sua età giovanile, che gli prospetta un avvenire ricco di risultati estremamente interessanti.
Nato a Bucarest il 12 aprile 1944 (Romania). Laureato all‘Accademia di Belle Arti di Bucarest. Professore di Educazione Artistica. Muore a Latina dove viveva da decenni nel 2005.

12 febbraio 2016 -18 ottobre 2016

Titolo:   Valentin Timofte nei post i Francesco Paolo Martelli

Data/e:  12 febbraio 2016

Breve descrizione:   Ricordando l’artista Valentin Timofte.
Una sua opera — presso Latina, Piazza Santa Maria Goretti.
FB. https://www.facebook.com/photo/?fbid=513773902135677
Francesco Paolo Martelli

Data/e:  18 ottobre 2016

Breve descrizione:   Per ricordare un bravissimo artista e amico, Valentino Timofte. https://www.facebook.com/photo/?fbid=608201832692883
Francesco Paolo Martelli

16 maggio 2005

Eventi & Cultura: Sermoneta. Tutto pronto per il Maggio Sermonetano 2005

Maggio Sermonetano 2005, spettacoli in strada ( X Edizione dal 14 al 29 maggio) con musica, pittura, fotografia, cinema, poesia e laboratori. La rassegna è promossa dall’Associazione culturale “Suono Parola Immagine” di Sermoneta (tel. 329. 6284750 / www.maggiosermonetano.it) sotto la direzione artistica di Massimo Gentile e dei suoi collaboratori. L’appuntamento è per ogni sabato e domenica fino alla fine di maggio. Il programma è nutritissimo ed emozionante, a volte coinvolgente per la partecipazione richiesta al pubblico. Già stamane, 15 maggio, alle 11,30 nella Chiesa di San Giuseppe, il sindaco Giuseppina Giovannoli ha aperto una retrospettiva del pittore Valentin Timofte, recentemente scomparso. Presente il fratello Victor e tanti amici. A ricordarlo tra gli altri Sergio Andreatta che apre con un suo scritto il catalogo della mostra. “ Era il 27 gennaio scorso quando Timofte, grande pittore rumeno vissuto a Latina per metà della sua esistenza, se ne andava verso sera, senza clamori come era venuto. Timofte era dotato di una grande sensibilità verso gli altri, di quel senso di umanità sorridente verso tutti che hanno solo gli umili e che mascherava solo in parte la sua fragilità, la sua sottomissione alla sorte cui, sembrandogli però inutile tentativo, cercava di sottrarsi… Pittura difficilmente inquadrabile solo come surreale la sua, per le significazioni occulte, per la sua esaltazione del non senso negli elementi psichici della strutturazione prima ancora che nei cromatismi, quasi mai automatici ma ricercati, degli effetti a volte neo barocchi. Così le linee che in patria e nella gioventù si erano mosse liberamente nello spazio della tela, qui in terra pontina si erano evolute e quasi convertite in forme geometriche elementari: angoli, cerchi, forme curve e sinuose, linee dove i colori erano contenuti dentro, non più macchie spontanee, ma disciplinati, quasi a riempire spazi secondo ossessioni intersecate e complessi equilibri emotivi, ma studiati con lunga attenzione. Erano le sue ossessioni, i suoi complessi…”. La retrospettiva è curata, come detto, dall’Associazione “Suono Parola Immagine” in collaborazione con la galleria d’arte “Il Chiodo”, l’Associazione “Arte e Mestieri William Morris”, l’”Archeo Club”, il “Centro d’Arte e Cultura” di Sermoneta e l’associazione “PROGEFORM” di Latina. Presente al momento inaugurativo anche il cons. provinciale Domenico Guidi a testimoniare l’amore per Bassiano tante volte dichiarato dal pittore rumeno.

Rita Bittarelli

(tratto da http://www.parvapolis.it/a-23823/eventi-cultura/sermoneta-tutto-pronto-per-il-maggio-sermonetato-2005/)

15 maggio 2005

Titolo:   Retrospettiva del pittore Valentin Timofte al Maggio Sermonetano

Data/e: 15 maggio 2005

Breve descrizione:   Domenica 15 maggio ore 11.30 Chiesa di San Giuseppe
Retrospettiva del pittore Valentin Timofte associazione “Suono Parola Immagine” in collaborazione con galleria d’arte “I Chiodo”, associazione “Arte e mestieri William Morris”, “Arche Club” “Centro D’arte e Cultura” di Sermoneta e associazione “Progeform” di Latina

15 maggio 2005

Titolo:   catalogo delle opere di Valentin Timofte

Data/e: 15 maggio 2005

Breve descrizione:   catalogo delle opere di Valentin Timofte: Sermoneta (LT) X° Edizione Maggio Sermonetano, Chiesa di San Giuseppe – dal 15 maggio 2005. Con il contributo del Comune di Sermoneta e con il patrocinio della Provincia di Latina, Il Chiodo di Sermoneta, Associazione Suono Parola Immagine Maggio Sermonetano

20 agosto – 05 settembre 2004

Titolo:   opere di Valentin Timofte in Suoni, colori e sapori

Data/e:  20 agosto – 05 settembre 2004

Breve descrizione:  opere di Valentin Timofte a Suoni, colori e sapori – Castello di S.Martino, Priverno. – Comitato organizzativo: Ministero per i beni e le attività culturali, Direzione generale per lo spettacolo dal vivo. Regione Lazio – Collaborazioni: Centro attività musicale Praia a Mare, Ass. Culturale in memoria di A.B.Michelangeli, Associazione Quadrivium Priverno

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Priverno. Un concerto del Collegium Musicum

Il Collegium Musicum di Latina, all’interno del Festival “Suoni, Colori e Sapori”, in collaborazione con il Comune di Priverno, la Pro Loco di Priverno, la Regione Lazio e l’Associazione “Quadrivium”, con il patrocinio del Ministero dei Beni Culturali, dell’ Istituto Italo Latino Americano e dell’Ambasciata della Repubblica Slovacca, continua a proporre concerti di altissimo livello. Il 26 agosto la pianista Mirta Herrera con il quartetto d’archi, nel cortile del cinquecentesco Castello San Martino di Priverno, proporrà il Concerto in Do maggiore K 415 per pianoforte e orchestra (nella versione originale con il quartetto d’archi) di W.A. Mozart. Un quartetto d’archi di giovani e già esperti professori d’orchestra della nostra provincia (violini Roberta Mammuccari, Cristiano Serino, viola, Sandro Gabrielli, violoncello Sandro Gabrieli), eseguirà con i fiati Vania Marteddu: fagotto e Antonio Bussu: oboe, musiche di W.A. Mozart e Françoise Devienne. Continua con grande successo la mostra (con vendita al pubblico) di Cristalli di Slovacchia, esposti dalla ditta Classic Kmec, realizzata con il patrocinio e la collaborazione dell’Ambasciata della Repubblica Slovacca che si terrà negli spazi espositivi del castello fino 28 agosto 2004. La ditta Classic Kmec ha sede a Prievidza, nel centro della Slovacchia, una località conosciuta per anni di tradizione nel taglio artistico del cristallo e la produzione di oggetti di altissima qualità con motivi ricercati, i suoi cristalli sono lavorati esclusivamente con tecniche manuali classiche usando i dischi più fini.

http://www.ipv4.it/pocketpc/index.php?uiv_id_notizia=20948

28 aprile – 11 maggio 2004

Titolo:   opere di Valentin Timofte nella micro macro mostra di pittura

Data/e: 28 aprile – 11 maggio 2004

Breve descrizione:  opere di Valentin Timofte nella micro macro mostra di pittura – Comune di Aprilia e Assessorato alla cultura

Aprilia. MicroMacro, continua la mostra
“Micro Macro” è la mostra collettiva di pittura che si inaugura domani alle ore 17.00, presso la Sala Manzù della biblioteca comunale ad Aprilia. Gli autori, Edoardo Feola, Valentin Timoftè ed Anna Maria Vella, esporranno in anteprima molte delle loro opere. L’esposizione patrocinata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Aprilia, sarà aperta fino al prossimo 11 maggio dalle ore 9 alle 13 e dalle 16 alle 19. Rita Bittarelli
(tratto da http://www.ipv4.it/pocketpc/index.php?uiv_id_notizia=19569)

PARVAPOLIS: Davanti le Telecamere di ParvapoliS Valentin Timofte, pittore rumeno in mostra alla Sala Manzù della Biblioteca Comunale di Aprilia. Timofte è un artista dalla vicenda biografica tortuosa, giunto in Italia dalla Romania circa trenta anni fa. Le sue opere hanno trovato visibilità in nord Italia (esposizioni a Modena e Forlì) e a Parigi. Questo particolare artista che ha legato la sua sorte anche al territorio pontino, unisce armonicamente in sé correnti artistiche apparentemente diversissime e nei suoi dipinti si ritrovano con grande facilità impressioni barocche, bizantine e surreali. Timofte riesce con maestria da acrobata a legare insieme epoche e tradizioni culturalmente molto distanti per amalgamarle in una ricerca interiore dalle sfumature assolutamente coerenti con la nostra epoca storica. «Il Barocco esprime la sensazione di solitudine – ci spiega l’artista – e il mio desiderio di unirlo al Surrealismo e ad alcune reminiscenze bizantine orientali realizza la volontà di superare l’antica contrapposizione Occidente – Oriente».

18 Luglio 2000

Titolo:  opere di Valentin Timofte – 2000

Data/e:  18 luglio 2000

Breve descrizione:  opere di Valentin Timofte in galleria- 2000

TITOLI DI ALCUNE OPERE ESPOSTE

Giovane guerriero
Progetto per una cattedrale (10/15 cm)
Omaggio a Premilcuore
Poesia e verità (150/100 cm)
Il trittico (200/150 cm)
Personaggio notturno (10/15 cm)
Ritratto immaginaria (10/15 cm)
Natura morta (25/30 cm)
Fiore nella coppa (30/25 cm)
Immagine di un naufragio (100/80 cm)
Drappo barocco (15/20 cm)
Personaggio fantastico (10/015 cm)
Metamorfosi (20/15 cm)
L’elmo (30/25 cm)
Il pianto di Andromaca (120/140 cm)
Cancello chiuso (15/10 cm)
Venezia nello specchio (30/25 cm)
Tre finestre (20/15 cm)
Notturno (30/35 cm)
Ricordo di un ritratto (10/15 cm)

marzo 1998

Titolo:   Opera di Valentin Timofte nella pubblicazione “La Scultura Monumentale in Provincia di Latina”

Data/e: marzo 1998

Breve descrizione:   Opera di Valentin Timofte nella pubblicazione “La Scultura Monumentale in Provincia di Latina”

La Scultura Monumentale in Provincia di Latina
Provincia di Latina
Assessorato alla Cultura, 1998

Avv. Romano Saurini                      Vice Presidente-Assessore alla Cultura

Che il patrimonio dei beni artistici inerenti la scultura monumentale in terra pontina fosse vasto e importante ne ero sicuro. Che fosse così vasto e così importante lo scopro adesso al pari di tutti e a lavoro concluso. Mancava una conoscenza analitica delle opere e la visione d’insieme di esse.
Detto senza enfasi e fuor di ogni tentazione retorica, mancava la percezione esatta di un tesoro artistico che ha buoni e cattivi custodi secondo il grado di sensibilità colto dai nostri ricercatori in più di un anno di felice e proficua collaborazione.
Non senza un pizzico di orgoglio per essere riusciti laddove altre Istituzioni non hanno potuto, la Provincia aveva visto giusto nel conferire al dott. Massimiliano Vittori e ad Alberto Serarcangeli l’incarico per il Censimento e la Catalogazione dei Beni Artistici riguardanti la scultura monumentale in Provincia di Latina.
Con loro, la Provincia ha percorso ogni palmo del territorio, visitato archivi e setacciato ogni fonte per acquisire dati e notizie storiche di ciascun monumento o emergenza monumentale esistente in tutti e 33 i Comuni pontini, relativi borghi e frazioni.
Un lavoro lungo, paziente, difficile, ma, soprattutto, entusiasmante e sistematico, pregevole e di lungo respiro, senza il quale   non sarebbe stato possibile ricostruire un patrimonio artistico così cospicuo e di elevato livello qualitativo, conoscere opere di artisti di prestigio internazionale, opere di artisti che oggi risultano disperse o in pessimo stato di conservazione.
Questo catalogo ne è la sintesi. Di più: questo catalogo oltre a rendere ragione di un censimento certosino ambisce a testimoniare una diffusa esigenza di sensibilizzazione e divulgazione della materia e a porre, in termini seri e concreti, il problema di un recupero generale del patrimonio storico-artistico e culturale della nostra terra comunque inteso.
Su questo piano è da costruire l’Unità della giovane comunità pontina.
Su questo piano ciascuno di noi potrà misurare il grado di civiltà raggiunto come singolo e come comunità.
Ecco perché considero questo catalogo come il primo importante passo di un lavoro ancor più ampio da compiere. Proseguendo da dove e in che modo, vedremo.
Ma le pagine seguenti rappresentano una base solida sulla quale si può continuare a costruire. In Provincia è stata resa tale dall’unanimità che questo progetto dell’Assessorato alla Cultura ha riscosso da parte di tutte le forze politiche rappresentate in Consiglio: buon segno per l’avvenire.
 
Latina, 8 febbraio 1998.                                                                                                     Avv. Romano Saurini
Vice Presidente-Assessore alla Cultura
 

La Scultura Monumentale in Provincia di Latina
Provincia di Latina
Assessorato alla Cultura, 1998

LA SCULTURA MONUMENTALE IN PROVINCIA DI LATINA
Carlo Fabrizio Carli

Non sarà mai sufficiente sottolineare l’utilità di un inventario come il presente, e dell’appassionato lavoro di ricerca che lo sottende. Un impegno che, oltre tutto, prende le mosse da lontano, tant’è che gli autori Alberto Serarcangeli e Massimiliano Vittori hanno all’attivo altre notevoli pubblicazioni sul patrimonio artistico novecentesco della provincia di Latina. La conoscenza costituisce, infatti, non soltanto motivo di arricchimento culturale e di nutrimento della memoria storica di un determinato insediamento urbano e/o territoriale, ma premessa indispensabile dell’azione di tutela.
Ed è noto come sia purtroppo proprio il repertorio moderno, tanto delle arti visive che dell’architettura, quello più inerme dal punto di vista giuridico e pratico; quello più esposto alle manomissioni. L’inesistente o ridotta storicità lo rende infatti indifeso di fronte alle oscillazioni del gusto; al variare, non di rado drastico e passionale, delle scelte ideologiche; al più banale, ma non per questo meno insidioso, vandalismo metropolitano.
Per quanto attiene, in particolare, al nucleo monumentale degli anni Venti e Trenta – davvero fondamentale nel caso della provincia pontina- è stata proprio l’ostilità ideologica a provocarne nel dopoguerra l’incomprensione, lasciando quindi via libera alla dispersione e alla fisica aggressione di molteplici opere, anche ragguardevoli, prodotte nel ventennio storicamente coincidente con lo svolgimento della vicenda fascista.
L’esemplificazione potrebbe essere, al riguardo, nutrita; mi limiterò a citare quattro episodi, del resto ben noti: l’oltraggio censorio perpetrato contro l’affresco sironiano nell’aula magna della Città universitaria di Roma, con guasti probabilmente irreversibili.
Ancora: il brutale stravolgimento architettonico della Casa delle Armi, capolavoro giovanile di Luigi Moretti, al Foro Italico sempre a Roma, trasformata all’inizio degli anni Settanta in aula-bunker per il processo Moro (e poi, presto, abbandonata con attitudine da vandali dissipatori). Trasferiamoci a Latina: ed ecco il lagrimevole caso dell’edificio postale progettato da Angiolo Mazzoni, cospicua testimonianza del “secondo” Futurismo architettonico, letteralmente devastato negli anni Sessanta, con l’eliminazione dell’elemento compositivamente più spettacolare – la scalinata ad arco rampante – e col brutale addossamento alla fabbrica originaria di un banale corpo edilizio. Infine, per quanto attiene all’ambito che più ci interessa in questa sede, quello appunto della scultura monumentale, converrà citare il recente smantellamento del monumento ai Caduti di Imola. E dire che quest’ultimo si deve ad uno dei più significativi tra i nostri scultori di inizio Novecento, Angelo Zanelli, autore pure del davvero superbo bassorilievo centrale dell’Altare della Patria.
Esempi negativi, da impegnarsi ad impedirne di analoghi nel futuro. Ed ecco, dunque, il ruolo fondamentale, prioritario, della conoscenza e, quindi, dell’inventariazione.
Questa ricognizione ora effettuata da Vittori e Serarcangeli potrà, magari, risultare in futuro non definitiva, in quanto qualche ulteriore testimonianza, di rilievo certamente minore, potrà venire segnalata da zelanti cultori di storia locale, giungendo così ad arricchire la messe già insospettatamente vasta di notizie offerta dal volume. Ma questo resterà comunque repertorio fondamentale di riferimento, come pure prova di lungimiranza da parte dell’amministrazione provinciale che l’ha promossa; lungimiranza che ci si augura venga rapidamente fatta propria da altri enti locali.
 Ma veniamo al contenuto dell’opera: questa propone la schedatura di oltre duecento voci di scultura monumentale, beninteso di diversissimo valore in quanto a qualità estetica e ruolo urbano – dal gruppo scultoreo alla targa marmorea, tanto per intenderci – individuate dagli autori nel territorio della provincia di Latina. Il segmento cronologico interessato dall’operazione è quello corrispondente ai meno che centoquarantanni di unità nazionale, dal 1860 ai giorni nostri. Una sola l’eccezione alla delimitazione di tale arco temporale; ma, questa, degna di nota.
Si tratta delle statue di Gennaro De Crescenzo, lo scultore napoletano di formazione neoclassica attivissimo nella decorazione del Palazzo Reale partenopeo, collocate sulla facciata della chiesa di S. Francesco a Gaeta.
Numericamente esigue, del resto, risultano anche le presenze monumentali risalenti all’ultimo scorcio del XIX secolo: per lo più fontane (di Cisterna, Fondi, Norma, Priverno, S. Felice Circeo, Sezze, Terracina), senza peraltro dimenticare la coppia di angeli giudicanti, collocati all’ingresso del cimitero di Sezze, tarda quanto tenace testimonianza di adesione dell’anonimo autore alla temperie stilistica e al modello di sistemazione sepolcrale elaborato dalla sensibilità neoclassico-romantica. In realtà, ancor prima di una valenza propriamente estetica, tali manufatti si fanno portatori di istanze più genericamente culturali, inducendoci a riflettere sul complesso processo di aggregazione del territorio della provincia pontina, istituita il 18 Dicembre 1934, accorpando porzioni già di pertinenza delle province di Roma, Frosinone e Caserta, e quindi provenienti da realtà statuali diverse e di saldissima tradizione storica: lo Stato della Chiesa (mediante i due dipartimenti di “Marittima”, soprattutto, e di “Campagna”), e il Regno di Napoli di cui in particolare Gaeta costituiva notoriamente una delle più munite piazzaforti.
A parte il peraltro assai fine e ancora tutto ottocentesco busto del re Umberto I di G. Ronca, collocato nel giardino comunale di Formia dopo il regicidio di Monza, il vero esordio del nuovo secolo in territorio pontino, per quanto attiene all’ambito della plastica monumentale, è ravvisabile all’inizio degli anni Venti, con la sequenza dei monumenti ai caduti nella Grande guerra. E, se è stato affermato giustamente che i veri, grandi musei della scultura ottocentesca sono i cimiteri, in modo altrettanto fondato può sostenersi che nella sterminata teoria dei monumenti ai caduti in guerra, presenti nelle piazze di gran parte delle città europee, si ricompongono i lineamenti della scultura occidentale del primo trentennio del secolo.
Nella teoria di questi memoriali – sovente, nei centri minori, risolti con semplici lapidi, cippi od obelischi marmorei – è possibile scorgere, nella pianura pontina, soluzioni esteticamente significative. E’, per esempio, il caso della potente Vittoria alata, palesemente ascrivibile ad una temperie tardo-simbolista, di Angelo Ternavasio, autore, appunto, del monumento di Cori. Ovvero il monumento di Formia, opera della scultrice australiana Dora Ohlfsen, che paga il tributo alla data di esecuzione (1924) – così precariamente sospesa tra gli estremi esiti, davvero fuori tempo massimo, della vicenda simbolista-floreale e le avvisaglie novecentesche – nell’evidente dicotomia tra il bassorilievo basamentale, più tradizionale seppure di finissima ideazione, e la statua bronzea di coronamento, che sarà magari facile giudicare alquanto enfatica, ma che è comunque ben più della prima aperta ai nuovi linguaggi.
Dignitosi risultano anche il monumento di Sezze, opera bronzea di Massimo Gallelli, e quello di Castelforte opera di Torquato Tamagnini.
Un discorso a parte merita il monumento di Gaeta che oggi esibisce, su un basamento più antico, una bronzea Vittoria alata, fusa nel 1950 da Guido Galletti, scultore ai discreta notorietà specie nel corso degli anni Trenta, e di cui si conservano tuttora altri due bronzi nella mutila Galleria comunale di Latina (il cui nucleo qualificante consiste, come è noto, in quanto sopravvive dell’ex Pinacoteca di Littoria). In realtà, allorché fu inaugurato nel 1928, il monumento recava una più grande e proporzionata alla base Vittoria alata di Aurelio Mistruzzi, il celebre medaglista e scultore, malauguratamente rimossa e distrutta nel corso della seconda guerra mondiale (di Mistruzzi restano comunque sul basamento due pannelli bronzei). Questa vicenda offre lo spunto per introdurre un ulteriore argomento cui Vittori e Serarcangeli hanno opportunamente dedicato cospicua attenzione, quello delle sculture monumentali disperse nel corso degli anni. In tale repertorio spicca dolorosamente la distruzione per vicende belliche del corredo decorativo – affidato ad artisti futuristi (Ambrosi, Andreoni, Di Bosso, Dottori, Rosso) ed esposto, prima d’essere collocato in opera, nientemeno che alla VI Triennale del 1936- della sala di rappresentanza del palazzo municipale di Aprilia, cominciando dal grande bassorilievo di Enrico Prampolini .
Ma, a questo punto, avendo accennato ad Aprilia e all’attività dei Futuristi in terra pontina, occorre riconoscere di esserci spinti troppo in avanti mentre riesce invece opportuno evocare il grande evento che, tra gli anni Venti e i Trenta, trasformò radicalmente il territorio, vale a dire l’imponente intervento di bonifica delle paludi malariche e la costruzione delle “città nuove”. L’arrivo in massa da altre regioni, soprattutto dal Veneto, di braccianti e coloni; la vastità dell’impresa che aveva registrato il sostanziale fallimento delle iniziative bonificatrici tentate dai papi – da Leone X a Sisto V, a Pio VI; il sorgere rapidissimo delle città di fondazione; gli imponenti lavori condotti ancora con prevalenza della manodopera umana, tutte queste circostanze valsero ad assumere i contorni di una grande epopea contadina.
L’abituale constatazione che l’intervento di bonifica e la costruzione speditissima delle “città di fondazione” (Littoria, Sabaudia, Pontinia, Aprilia, Pomezia, quest’ultima inclusa nell’ambito territoriale della provincia di Roma, e, quindi, non presa in esame dalla ricerca di Vittori e Serarcangeli, benché – come si avrà modo di ricordare più avanti – il suo corredo di decorazione monumentale si ricolleghi strettamente, per l’ideologia artistica e per le personalità coinvolte, agli altri insediamenti pontini), fosse seguito con estremo interesse tanto in Italia che all’estero, trasformandosi in uno dei principali canali di acquisizione di consenso al Regime, tocca solo marginalmente il nostro discorso. Mentre risulta effettivamente fondamentale l’esito culturale, propriamente stilistico, che tanto fervore realizzativo   impose con decisione. E questo va senza dubbio identificato con il Novecentismo, che aveva – non soltanto in campo architettonico – il suo più noto esponente e il più potente arbitro di gusto in Marcello Piacentini.
Novecentismo significava superamento dell’eclettismo; adozione di una decisa semplificazione formale delle facciate (eliminazione dei cornicioni; sostituzione dei tetti con i  mediterranei terrazzi; riquadratura perentoria dei vani di porte e finestre), recependo suggestioni dell’architettura medievale italiana (le torri degli edifici comunali), anteponendo tuttavia il ruolo monumentale all’adesione funzionale, e conseguendo un singolare effetto di inveramento costruttivo delle architetture “metafisiche”, dipinte un quindicennio prima da Giorgio De Chirico, nella fase più memorabile della sua attività.
Interessanti, ma certamente minoritari, gli spazi riservati a tendenze più avanzate, come il Futurismo e il Razionalismo che, con il progetto del gruppo Piccinato, “firmò” la città capolavoro di Sabaudia. Eppure proprio nel caso di Sabaudia è possibile toccare con mano la giusta osservazione di Paolo Portoghesi, secondo cui, in pratica, pur nelle varie articolazioni, sussista una sostanziale omogeneità della “via italiana al moderno”, e “…come in quegli anni ci fosse una distanza minore fra il tradizionalismo italiano ed il razionalismo italiano che non tra il razionalismo italiano e quello europeo”. In questo percorso, pittura e scultura erano chiamate ad un rapporto nuovo e insostituibile di collaborazione con l’architettura: un ruolo pubblico ed una funzione sociale, in opposizione all’accezione individualistica, estetizzante, intimistica propria della mentalità borghese. Non certo a caso, l’autorevolissimo e ufficiale “Convegno Volta”, promosso dall’Accademia d’Italia, fu dedicato nel 1936 al tema dei “Rapporti dell’architettura con le arti figurative” (vi parteciparono, fra gli altri, Marinetti e Le Corbusier, Giovannoni e Casorati, Canonica e Ojetti, Selva e Carena, Carrà e Ferrazzi, Oppo e Severini, Maurice Denis e Del Debbio, Muzio e Lothe, Ponti e Dudok).
E’ il tempo del muralismo (che trova, oltretutto, riscontri eloquenti in aree geografiche e in contesti politici diversissimi, come il Messico di Rivera e Siqueiros) e della grande scultura monumentale, del cui peso, anche economico, nel contesto architettonico si dibatte in Italia ampiamente, aprendo la strada al varo della cosiddetta “legge del 2%”, che avverrà nel 1942. Di tale ruolo si fanno espliciti teorizzatori, nel 1933, Sironi, Campigli, Carrà, Funi col “Manifesto della pittura murale: “Nello Stato Fascista l’arte viene ad avere una funzione sociale: una funzione educatrice. Essa deve tradurre l’etica del nostro tempo. Deve dare unità di stile e grandezza di linee al vivere comune. L’arte così tornerà ad essere quello che fu nei suoi periodi più alti e in seno alle più alte civiltà: un perfetto strumento di governo spirituale. La concezione individualista dell’arte per l’arte è superata… A ogni singolo artista s’impone un problema di ordine morale. L’artista deve rinunciare a quell’egocentrismo che, ormai, non potrebbe che isterilire il suo spirito, e diventare un artista “militante, cioè a dire un artista che serve un’idea morale, e subordina la propria individualità all’opera collettiva”.
E’ a un simile contesto che guardano, in un linguaggio di dignitosa retorica, molte opere di plastica monumentale che, nel corso degli anni Trenta, trovano collocazione in territorio pontino: i gruppi modellati in cemento da Egisto Caldana per Piazza del Quadrato, o le statue marmoree di autore sconosciuto per il “Palazzo M” sempre a Latina, ovvero i rilievi documentati dal volume, tutti ispirati alla sanità e ai valori della vita rurale.
Ben diversa rilevanza estetica assume ad Aprilia la statua bronzea dell’arcangelo protettore della città, S. Michele, opera (1936) di un Venanzo Crocetti alla vigilia di ottenere la consacrazione a maestro della scultura italiana contemporanea, con la sala personale e il gran premio per la scultura alla Biennale veneziana del 1938 (all’anno precedente, tra l’altro, risale l’architrave della chiesa di Pomezia, scolpito ad altorilievo con episodi della vita di S. Benedetto.  Tuttora crivellato dalle schegge, ferite volute conservare dalla cittadinanza a ricordo della sua vicenda tormentata, il “S. Michele” è l’unica testimonianza superstite dell’originaria Aprilia, interamente distrutta nel 1944, durante la battaglia seguita allo sbarco alleato di Anzio. Un discorso a parte merita la fontana di Piazza della Libertà a Latina, ideata da Oriolo Frezzotti, l’architetto progettista della città. Nonostante l’alta serietà professionale di quest’ultimo, documentata egregiamente dal corpus dei disegni e degli schizzi, è ormai invalso riferirsi a Frezzotti come ad un architetto praticamente sconosciuto, quasi casualmente prescelto per un incarico molto superiore al suo abituale cabotaggio professionale.
Considerazioni a dir poco forzate, se è vero che nel 1925 Marcello Piacentini poteva elogiarne le qualità del progetto, partecipante all’importante concorso per il monumento ai caduti di Milano.
Ma, incontestabilmente, il momento centrale e qualificante della scultura monumentale nella provincia pontina consiste nell’attività di Duilio Cambellotti, che è poi la testimonianza di un radicamento molteplice e vitale nel territorio. L’interesse di Cambellotti per l’Agro romano e pontino risaliva ai primi anni del secolo, ovvero al sodalizio col poeta Giovanni Cena, (commemorato dalla lapide cambellottiana, collocata oggi nella scuola a lui dedicata a Latina) con Sibilla Aleramo e con Alessandro Marcucci, volto alla redenzione sociale degli sparuti abitanti di quelle distese altrimenti deserte, fascinose e mortifere, abbrutiti dagli stenti e da un’esistenza quasi primitiva, falciati dalla malaria: nascono da questa attitudine le decorazioni delle scuole, le illustrazioni dei sillabari, la celebre Capanna dell’Agro Romano all’esposizione di Roma del 1911. Inoltre l’artista romano e la sua famiglia erano abituati a trascorrere le vacanze estive a Terracina: dall”‘osservatorio” della sommità della torre appartenuta nel medioevo ai Frangipane, egli era conquistato dalla latente arcaica epicità della gente dell’Agro, aperto alla fascinazione dell’intatto litorale dominato dal monte Circeo e ricco di echi mitologici, che Cambellotti trasfigurava con la sua ideazione potente e sinteticamente trasfiguratrice.
Gli alti silenzi, le distese sterminate popolate solo di butteri e mandrie, qua e là punteggiate di candidi misteriosi bucrani, l’artista li fissò mirabilmente in un capolavoro  solo per la materiale dimensione dei pezzi: il corpus delle illustrazioni per il volume Usi e costumi della Campagna romana di Ercole Metalli. Cambellotti era dunque naturalmente disposto ad interpretare il significato civile e la carica epica insiti nell’imponente intervento di bonifica, e lo fece su tre diversi livelli espressivi della sua genialmente versatile creatività. Ecco, così, le grandi composizioni a tempera su ardesia artificiale, raffiguranti la Redenzione dell’Agro, collocate nel Palazzo della Provincia a Latina. Ed ecco altresì, sul registro decorativo, l’insieme delle copertine della rivista mensile “La conquista della terra”, organo dell’Opera Nazionale Combattenti, l’ente promotore della bonifica, realizzate tra il 1935 e il 1939. Per finire con l’attività che più ci interessa in questa sede, quella scultorea, che annovera il monumento ai caduti di Terracina (1920; danneggiato durante la guerra, sarebbe stato restaurato dallo stesso Cambellotti nel 1948); quello di Priverno (1933. Nel 1954, un viscerale quanto immotivato sbocco di ostilità ideologica – uno dei nemici più pericolosi, sé già detto, con i quali l’arte moderna a destinazione pubblica s’è trovata a dover fare i conti – interpretando per fascista il memoriale di una guerra iniziata e conclusa vittoriosamente dall’Italia liberale, prima della nascita del fascismo, ispirava una delibera della giunta comunale per la demolizione del monumento; ne sono sopravvissuti solo tre bassorilievi bronzei).  Da ultimo, i rilievi in cemento e bronzo dell’Esedra della Giustizia, eseguiti nel 1936, per la Corte d’Assise del Tribunale di Latina. Fortunatamente, grazie ad un’illuminata iniziativa del Consiglio Regionale del Lazio, tra il 1982 e il 1984, il patrimonio monumentale cambellottiano della provincia pontina si è arricchito di altri tre pezzi prestigiosi, tre fusioni moderne in bronzo da gessi originali: I cavalli della palude pontina (gesso datato intorno al 1910, pervaso di un prepotente dinamismo da entusiasmare Boccioni) grande pannello a bassorilievo, attualmente collocato nell’atrio di ingresso del palazzo comunale di Terracina. Il buttero (gesso datato intorno al 1918-19), affidato al comune di Cisterna, che spiace dirlo, non ha trovato di meglio che relegare la statua in un deposito, senza peraltro impedire il danneggiamento della parte più fragile, la lancia del cavaliere. La fonte della palude, una tra le opere cambellottiane su cui l’artista ripetutamente tornò a misurarsi, la cui ideazione originale risale al 1912-13, attualmente nella raccolta d’arte del comune di Latina (una quarta fusione in bronzo, La pace fu invece collocata presso la sede della Regione Lazio a Roma). Tutte opere ben note, così da esimerci dal dovervi insistere in questa sede; piuttosto ci sembra necessario rammentare la “tendenziosa” e sistematica reticenza critica sulle opere ufficiali di Cambellotti, ritenute evidentemente “imbarazzanti”, di ostacolo politico alla rivalutazione del Maestro romano. “Tendenziosità” che poteva, magari, trovare giustificazione pragmatica un ventennio addietro, allorché si avviò la riscoperta dell’artista, ma che oggi, nei mutati scenari culturali del Paese, si configura soltanto come una prevenzione fuorviante.
Qualche riflessione è poi opportuno formulare riguardo il monumento ai caduti di Borgo Hermada, che Cambellotti realizzò nel 1950. Opera tarda, che non può certo vantare il vigore creativo delle realizzazioni monumentali degli anni Venti e Trenta; oltre tutto, con ogni verosimiglianza, fortemente condizionata dall’esiguità di mezzi economici dei committenti. Ma che riveste, comunque, un cospicuo interesse, per così dire “ideologico”, attestando il permanere nel Cambellotti del secondo dopoguerra dell’attenzione verso temi e soluzioni formali trattati negli anni Trenta e, in particolare, di taluni di quelli che avevano ispirato la nutrita suite delle copertine de “La conquista della terra”.
Con il monumento di Borgo Hermada siamo anche giunti agli anni Cinquanta e Sessanta che, riguardo la tutela della memoria storica di Latina e dei centri di fondazione pontini, furono i più problematici. L’impetuosità del processo di sviluppo demografico ed economico, come pure l’incomprensione di matrice evidentemente politica per l’architettura e l’arte del Novecento italiano, provocarono compromissioni anche gravissime che, se fortunatamente lasciarono pressoché indenne Sabaudia, travolsero invece, impietosamente, l’immagine urbana di Latina ed Aprilia.
Pochi gli episodi in controtendenza, come il sobrio e degno monumento ai caduti in guerra del capoluogo, affidato sagacemente al progettista della città, Oriolo Frezzotti (1959-60). A quegli anni, tutti dedicati alla rinascita economica, si deve inoltre la dotazione di un paio almeno di opere di scultura di tutto rispetto, quale il Volo di rondini di Enrico Martini, artista assai attivo tra le due guerre (fu autore, tra l’altro, della statua colossale di atleta,
destinata da Frosinone allo Stadio dei Marmi a Roma), collocata nel cortile dell’ospedale di Latina; nonché, nella cattedrale sempre del capoluogo, la statua bronzea dell’evangelista S. Marco, opera di Francesco Nagni, anche lui incaricato di commesse prestigiose negli anni Trenta, che interessarono pure lo stesso ambito pontino: basti pensare al bassorilievo con “La vittoria in marcia (1934), posto sulla facciata del municipio di Sabaudia.
La ricerca di Vittori e Serarcangeli interessa anche l’ultimo trentennio, che vede impegnati in territorio pontino nel campo della scultura monumentale alcuni dei più noti artisti italiani contemporanei da Emilio Greco a Umberto Mastroianni, da Domenico Purificato a Simon Benetton – prova di una vivacità culturale, improntata ad un significativo spaziare oltre le demarcazioni di stili e tendenze.

La scultura monumentale in Provincia di Latina – Editore: Mega Network – Anno: 1998 – 183 p

http://www.descrittiva.it/calip/valentin-timofte/1998-sculturaMonumentale.pptx

http://www.descrittiva.it/calip/valentin-timofte/1998-sculturaMonumentale.pdf

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1995 catalogo

Titolo:  opere di Valentin Timofte nella Pinacoteca della provincia di Latina

Data/e: 1995

Breve descrizione:  Valentin Timofte tra le pitture scelte per il catalogo “Pinacoteca della Provincia di Latina”, assessorato alla cultura

Provincia di Latina- assessorato alla culture
Pinacoteca della Provincia
opere scelte

http://www.descrittiva.it/calip/valentin-timofte/1995-catalogo40_tempesta.pdf

08 maggio 1994

Titolo:  opere di Valentin Timofte nella chiesa a Borgo Bainsizza (LT)

Data/e: 08 maggio 1994

Breve descrizione:  Valentin Timofte, grande pittore rumeno, interpreta il Cantico delle Creature al 60* dei borghi – opere: rilievo sul portale della chiesa a Borgo Bainsizza; ciclo nella Chiesa di S. Francesco Il Cantico delle creature in 8 visioni e altro.

Chiesa parrocchiale di San Francesco d’assisi – Borgo Bainsizza (Latina)
Relazione: “Valentin Timofte Illustra “il Cantico delle Creature!” ed alcuni episodi della vita del Santo” curatore prof. Sergio Andreatta

http://www.descrittiva.it/calip/valentin-timofte/1994-05-08_60anni-dei-borghi_Andreatta.pptx

http://www.descrittiva.it/calip/valentin-timofte/1994-05-08_60anni-dei-borghi_Andreatta.pdf

http://www.descrittiva.it/calip/valentin-timofte/1994-05-08_60anni-dei-borghi_Andreatta.mp4

1994

Titolo:  opere di Valentin Timofte nella chiesa a Borgo Bainsizza (LT)

Data/e: 1994

Breve descrizione:  Valentin Timofte: opere: rilievo sul portale della chiesa a Borgo Bainsizza; ciclo nella Chiesa di S. Francesco Il Cantico delle creature in 8 visioni e altro.

“Valentin Timofte curatore artistico dell’abbellimento pittorico e scultoreo della Chiesa di S. Francesco di Borgo Bainsizza  in occasione del 60° della fondazione del Borgo (1933-1993). Prima della loro collocazione nell’abside, le tele del “Cantico delle Creature in terra pontina” venivano presentate ogni volta agli scolari della Goldoni tornando sempre ad essere nell’occasione il grande pittore, personaggio esemplare per semplicità, un creativo “bambino tra i bambini”. “Di Valentin Timofte, nella chiesetta opera architettonica di Oriolo Frezzotti, furono introdotti oltre le otto scene del “Cantico delle creature in terra pontina”, il quadro della “Morte di Maria Goretti”, i bassorilievi delle XIV Stazioni della Via Crucis e la Lunetta sopra la porta d’ingresso, donata da S.Andreatta, raffigurante il Poverello d’Assisi che benedice i coloni radunati nella piazza del Borgo.”

IL CANTICO DELLE CREATURE di Valentin Timfte
BASSORILIEVI di Valentin Timofte

22 luglio 1991 e 01 settembre 1991

Titolo:  Valentin Timofte in mostra a Settimo Torinese

Data/e: 22 luglio 1991 e 01 settembre 1991

Breve descrizione:  Valentin Timofte in mostra a Settimo Torinese

http://www.descrittiva.it/calip/valentin-timofte/1991-07-22_1991-09-01_settimo-torinese_articolo.pptx

http://www.descrittiva.it/calip/valentin-timofte/1991-07-22_1991-09-01_settimo-torinese_articolo.pdf

http://www.descrittiva.it/calip/valentin-timofte/1991-07-22_1991-09-01_settimo-torinese_foto.pdf

https://www.descrittiva.it/calip/valentin-timofte/1991-07-22_1991-09-01_settimo-torinese_foto.pptx

Primo trimestre 1991

Titolo:   “L’ultima partita” di Valentin Timofte (articolo di Vincenzo Galizia)

Data/e: Anno XVIII – n° 29 – I° Trimestre 1991

Breve descrizione:  Le opere di Valentin Timofte nel periodico trimestrale della Banca popolare dell’Emilia; articolo di Vincenzo Galizia

https://www.descrittiva.it/calip/valentin-timofte/1991-03-01_bancaPopolare-Emilia.pptx

http://www.descrittiva.it/calip/valentin-timofte/1991-03-01_bancaPopolare-Emilia.pdf

09 dicembre 1989

Titolo: Fede nuziale di Valentin Timofte e altre opere [casa Linda I.L.Giannini – Carlo Nati]

Data/e: 09 dicembre 1989

Breve descrizione:  Fede nuziale di Valentin Timofte – dono di nozze per Linda I.L.Giannini e Carlo Nati

Valentin Timofte al matrimonio di Linda I.L.Giannini e Carlo Nati.

Raccolta di alcuni dipinti e litografie del Maestro Valentin Timofte
(casa Giannini-Nati]

1985

Titolo:   Litografie di Valentin Timofte

Data/e: ante 1985

Breve descrizione:   Litografie di Valentin Timofte
Dimensioni : 95×68 cm,
V. Timofte (Bucarest 1944-Latina 2005)
Artista e pittore figurativo presente nel catalogo Ed. Monti. Sue opere sono esposte al Museo Contemporaneo d’Arte Diffusa di Latina.

La chimera
La Dea del destino
La civetta

https://www.subito.it/hobby-collezionismo/litografia-di-valentin-timofte-modena-203272859.htm

11-31 dicembre 1977

Titolo:  Retrospettiva di Valentin Timofte – Natale 1977

Data/e:  11 – 31 dicembre 1977

Breve descrizione:  Ghirlandina Arte, Via Canalino, 43 – Modena – Retrospettiva di Valentin Timofte, Natale 1977 dall’11 al 31 dicembre 1977

selezione 1975/1976

Titolo:   Pubblicazione Artisti italiani selezione 1975/1976

Data/e:  selezione 1975/1976

Breve descrizione:  opera di Valentin Timofte tra le Pagina monografica della pubblicazione “Artisti italiani” di Mario Portalupi (Autore) – Edizioni Arte’s – Bomporto, 1976

Descrizione estesa: coperta illustrata in cartone rigido patinato, vari segni del tempo, tagli poco ambrati con minimo accenno di fioritura, pagine, in carta patinata.
Magnifiche illustrazioni a colori ed in b.e n., in testo e fuori testo.
II edizione. Numero Pagine 220

Autore: Mario Portalupi
Editore: Edizioni Arte’s – Bomporto
Anno edizione: 1976
Pagine: 220 p.
EAN: 2560338133538
Codice : ARTCAT1001088

https://www.dimanoinmano.it/it/cp91181/arte/cataloghi-d-arte/artisti-italiani
https://www.ibs.it/artisti-italiani-libri-vintage-mario-portalupi/e/2560338133538