il tavolo di TRENTIN

SPAZI IBRIDI DI INSEGNAMENTO-APPRENDIMENTO: HA ANCORA SENSO DISTINGUERE FRA DIDATTICA IN PRESENZA E IN RETE?
L’uso di Internet e della comunicazione cellulare, entrambi favoriti dalla massiccia diffusione dei dispositivi mobili, fanno ormai parte del nostro vivere quotidiano, amplificando le interazioni (interpersonali e con le risorse online) e gli “spazi” in cui le stesse avvengono. L’essere “always-on”, infatti, fa cadere la netta distinzione fra spazi fisici e spazi digitali, introducendo una nuova concezione di spazio, quello cosiddetto “ibrido”. Gli spazi ibridi, quindi, sono spazi dinamici, dove la dimensione spazio-temporale del momento si (con)fonde con i contesti remoti prodotti e vissuti per mezzo dei dispositivi mobili perennemente collegati in rete. Scopo del tavolo di lavoro sarà quello di prendere in considerazione tali spazi in chiave didattica, unitamente alle insidie che spesso si nascondono dietro un’interpretazione semplicistica e riduttiva dell’approccio BYOD (Bring Your Own Device) quando adottato in un contesto educativo.

TAVOLO.JPG (95×74) GLI ISCRITTI AL TAVOLO:

BINI GIULIA
BOZZO FRANCO
BROGLIA SILVIO
LUPI VALENTINA
MESSINA ILARIA
MOHORAZ ELGA
VIOLA SANDRA

Avvio della Tavola Rotonda

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I docenti portano le loro testimonianze, calando la teoria generale nei contesti di riferimento

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Chiusura dei lavori, dopo un intenso e costruttivo confronto

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17 pensieri riguardo “il tavolo di TRENTIN

  1. Trentin: Come poter sfruttare l’utilizzo delle tecnologie da parte degli studenti e dei docenti per convogliarlo in una didattica che coinvolga di più? Da un lato, quando si porta la tecnologia in classe, il docente deve diventare lo sceneggiatore delle attività (scripting). Dall’altro lato, come valutare?

  2. Ad esempio, l’utilizzo del cellulare in classe è un problema, ma permette di usare strumenti coinvolgenti, come Kahoot, che permettono di creare quiz a risposta multipla. Come coniugare l’utilizzo di alcune tecnologie con i regolamenti che scoraggiano o impediscono l’inserimento di questi strumenti nell’attività di classe? Un buon approccio potrebbe essere quallo di insistere sull’uso dello strumento consapevole e finalizzato ad obiettivi di apprendimento

  3. Gli studenti e i genitori capiscono molto velocemente l’uso dei dispositivi in classe. I colleghi docenti lo recepiscono meno, perchè il lavoro di scripting propedeutico, l’idea di dover avere un “piano b” in caso di malfunzionamento della tecnologia e il cambio di ruolo dell’insegnante scardina una situazione famigliare e consolidata per chi insegna

  4. A questo si aggiungono i problemi tecnici e poca familiarità con gli strumenti di alcuni docenti. Questi sono elementi fondamentali per l’inclusione della tecnologia nella didattica.

  5. Trentin: il punto fondamentale, che riguarda l’ibridazione degli spazi, è come portare dispositivi, possibilità di muoversi e fare attività all’interno della didattica. Come fare leva su un mondo che appartiene agli studenti e ai docenti per cambiare l’approccio alla lezione?

  6. Trentin: un ruolo strategico della scuola è l’insegnamento agli studenti di un metodo per poter utilizzare gli strumenti, che già usano nel quotidiano, per l’apprendimento

  7. Uno dei problemi è che quando la sperimentazione nell’introduzione di tecnologie non è più “calata” all’interno di un progetto, le altre urgenze quotidiane della scuola prendono il sopravvento. Un ruolo chiave in questo è giocato dal Dirigente Scolastico

  8. Trentin: L’approccio valutativo nella didattica improntata sulla collaborazione, supportata dalle tecnologie, quali aspetti dovrebbe tenere in considerazione?

  9. C’è ancora nelle scuole, negli studenti e nelle famiglie una separazione “concettuale” tra didattica e tecnologie. La didattica è “seria”, la tecnologia è un “gioco”. Servirebbe un lavoro anchge sui genitori?

  10. Trentin: nella didattica innovativa, soprattutto se collaborativa, bisogna prevedere alcuni “check point”, ossia momenti in itinere nei quali faccio il punto della situazione per ciascun studente, Ad esempio: Quanto partecipa alle attività? Qualer tipo di contributo fornisce al gruppo? Quali conoscenze e competenze sta acquisendo?

  11. Trentin: ibridazione vuol dire anche coniugare scuola ed extrascuola. Questo pone questioni sul digital divide nella classe, valutare l’attività dello studente fuori dall’orario scolastico, valutare il lavoro di gruppo lontano dall’aula, ecc….
    Alcuni strumenti ci aiutano a tracciare, laddove non esistano occorre ragionare sull’osservabilità

  12. Trentin: anche nella didattica collaborativa è utile partire con attività individuali, perchè permettono di comprendere e osservare l’approccio dei singoli. Dopo di che occorre progettare strategie per l’osservazione delle interazione nei gruppi.
    In sintesi, un salto di qualità necessario è valutare il processo e non solo i prodotti

  13. Un aspetto importante è anche l’autovalutazione individuale e la peer evaluation per il lavoro del gruppo.
    In sintesi, nella progettazione è necessario già prevedere come valutare. Su questo si costruiranno i check point e la struttura dell’attività.
    Questo è un aspetto dirompente, soprattutto perchè permette di delineare un “profilo” dello studente e non solo la statistica delle risposte corrette.
    In ciò, i docenti vanno aiutati, perchè altrimenti nelle prove finali (ad es la maturità) la valutazione è ancora ancorata ai vecchi metodi e si creano discrepanze con i metodi innovativi adottati.

  14. Dalle espereinze emergono alcuni fattori critici, ad esempio la difficoltà di far incontrare i ragazzi fuori dalla scuola per fare le attività didattiche, il maggiore successo in alcune fasce delle attività creative rispetto a quelle più strutturate e l’insegnare a valutare le fonti.

  15. Trentin: un altro aspetto fondamentale dell’ibridazione che è emersa in questa discussione è la necessità di impattare sugli strumenti che i ragazzi utilizzano nel loro quotidiano (es social networks, istant messaging, ecc,,,)

  16. Trentin: Ci sono quattro elementi molto importanti. Da un lato, ho la percezione che gli strumenti attuali potrebbero favorire di più strategie sulle quali si ragiona da anni, ma che spesso hanno trovato difficoltà ad attecchire. Un secondo elemento è ricondurre alla didattica la dimensione dell’apprendimento informale (anche se c’è rischio della distrazione). Altro elemento, già affrontato, è lo strumento dello scripting. Dare protagonismo agli studenti significa comunque dare una regia all’attività didattica. In ultimo è fondamentale la formazione professionale dei docenti.

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